Una infiammazione causata da una lesione di continuo o da una infezione batterica, un piccolo traumatismo o un microtrauma può rilevarsi di estrema pericolosità su un arto ipossico, aumentando le richieste ematiche fino a 20 volte le esigenze basali.
In un contesto di ipossia infatti una richiesta ematica che superi le possibilità circolatorie a valle di una stenosi o comunque in una arteriopatia obliterante, specie in diabetici, può giungere fino all’ischemia. In un piede ischemico la gangrena può imporre una amputazione minore per il salvataggio dell’arto, ma solitamente attraverso la chirurgia vascolare (se tempestiva), la prognosi è benevola garantendo il recupero anche di situazioni critiche molto distali.
Le unghie in un soggetto con vasculopatia periferica sono particolarmente voluminose. Infatti i tessuti cutanei per lo scarso apporto ematico soffrono e si presentano secchi, disidratati, desquamati, con uno strato lipidico sottocutaneo molto sottile, ridotta attività dei bulbi piliferi,mentre le unghie sono spesse fino all’onicaussi ed all’onicogrifosi.
In questo caso la riduzione delle unghie permette una minore esposizione ai microtraumi.
L’attenzione deve essere però massima perchè un intervento troppo repentino o impetuoso può traumatizzare i tessuti subungueali fino allo scollamento ungueale ed alla realizzazione di ulcere ischemiche sul letto.
Quindi è buona regola su un soggetto con arto ipossico, o comunque con ridotto o assente polso periferico, ridurre le unghie a gradi, in più sedute, distanziando gli interventi di almeno 2 gg per verificare la buona uscita del trattamento e l’assenza di complicanze.